12 giugno 1945, la (parziale) Liberazione della Venezia Giulia

Fonte: https://www.anvgd.it/12-giugno-1945-la-parziale-liberazione-della-venezia-giulia/

di Lorenzo Salimbeni – Il primo maggio 1945 a Trieste e poco dopo anche a Gorizia. Il 3 maggio a Fiume ed il 5 a Pola. In queste giornate l’occupazione nazista in queste province di quella che era diventata la Zona di Operazioni Litorale Adriatico viene sostituita dall’occupazione jugoslava.

L’esercito partigiano comunista guidato da Josip Broz Tito ha trasformato la lotta di liberazione dalle potenze che invasero la Jugoslavia nel 1941 imponendo annessioni, regimi fascisti e governi militari in una guerra civile finalizzata ad instaurare la dittatura comunista ed in una guerra di espansione verso territori che non facevano parte del vecchio Regno di Jugoslavia ma erano abitati da comunità di sloveni e di croati. La Carinzia meridionale in Austria, la Venezia Giulia, Fiume e Zara in Italia. Dove i “titini” giungono, attuano un’epurazione politica di coloro i quali si oppongono all’annessione alla nascente Jugoslavia comunista. Il “fascista” da epurare non è solamente chi ha collaborato con i nazisti o ha rappresentato la Repubblica Sociale Italiana, ma anche l’ex partigiano o l’intellettuale antifascista che rivendica l’italianità dei grandi centri urbani e della costa istriana. Epurazione significa sequestri di persona attuati dall’OZNA, la polizia politica titoista che opera grazie a confidenti locali (a volte anche comunisti italiani che auspicano l’annessione alla Jugoslavia); processi sommari ed esecuzioni di massa; stragi nelle foibe e marce forzate verso i campi di concentramento; fucilazioni di militari che si sono arresi e repressione violenta di manifestazioni di italianità.

Tutto ciò avviene sotto gli occhi delle truppe anglo-americane, giunte nella Venezia Giulia poche ore dopo gli jugoslavi: di fronte allo sdegno degli ufficiali in loco per la mattanza che sta avvenendo, la diplomazia britannica invita a non intervenire, poiché tutti questi crimini un giorno verranno denunciati in funzione anticomunista, ma adesso la guerra contro il Giappone non è finita e c’è bisogno che l’Unione Sovietica sposti il grosso delle sue truppe dalla Germania debellata all’Estremo Oriente per sferrare un attacco decisivo per ottenere la resa nipponica.

Fervono le trattative diplomatiche: non è tanto per le denunce dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste, Gorizia e dell’Istria tornati in clandestinità né per gli appelli del governo italiano che gli angloamericani vogliono ridurre la presenza jugoslava in quest’area contesa. Pola è una base navale importante ed il porto di Trieste ha collegamenti infrastrutturali con l’Austria, ove ci sono truppe alleate di presidio che dovranno essere rifornite. Si giunge così all’accordo di Belgrado, in cui la linea di demarcazione proposta dal generale William Morgan distingue una Zona A sotto amministrazione militare anglo-americana (Trieste, Gorizia e Pola) ed una Zona B sotto amministrazione militare jugoslava (Istria e Fiume, Zara occupata dagli jugoslavi a novembre 1944 non viene nemmeno considerata).

Il 12 giugno 1945 terminano i quaranta giorni del terrore titino almeno in una parte della Venezia Giulia, ove scene di giubilo accolgono le truppe anglo-americane che garantiranno un parziale ritorno alla vita normale, mentre nella zona sotto controllo jugoslavo proseguiranno violenze e repressione nei confronti di ciò che rappresenta il radicamento italiano in quelle terre. L’accordo sottoscritto a Belgrado indicava che anche la fascia costiera da Trieste a Pola sarebbe passata sotto controllo alleato, ma gli ulteriori accordi presi a Duino per definire sul campo l’andamento della Linea Morgan trovarono l’opposizione della delegazione jugoslava ed anche nelle località rivierasche i presidi dell’armata slava fecero intendere che non erano intenzionati a retrocedere nel retroterra. Così nella Zona A rimase solamente l’enclave di Pola, che avrebbe tuttavia seguito successivamente il destino del resto dell’Istria annessa alla Jugoslavia  in seguito al Trattato di Pace del 10 febbraio 1947.

Quello che avrebbe dovuto essere un tracciato provvisorio di delimitazione di due zone di occupazione sarebbe sostanzialmente diventato il nuovo confine italo-jugoslavo, ma la gioia che i giuliani provarono quel 12 giugno 1945 per la fine dell’oppressione titina ha fatto sì che le amministrazioni comunali di Trieste, Gorizia, Monfalcone e Muggia abbiano istituito la solenne ricorrenza cittadina della “Giornata della liberazione della città dall’occupazione jugoslava” che viene oggi celebrata.

didascalia: Tratta dal Centro di Documentazione della Foiba di Basovizza

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